Vergine Giurata (2015)

Regia: Laura Bispuri

Titolo originale: id
Nazionalità: Italia/Svizzera/Germania/Albania/Kosovo
Anno di uscita: 2015
Genere: drammatico
Durata: 90′
data uscita 19 marzo 2015

TRAILER
Imdb

Cast (Attori principali)
Alba Rohrwacher (Hana/Mark), Flonja Kodheli (Lila), Emily Ferratello (Jonida), Lars Eidinger (Bernhard), Luan Jaha (Stjefen), Bruno Shllaku (Gjergj), Ilire Celaj (Katrina)

Cast Tecnico
Regia: Laura Bisputi Soggetto: Elvira dones Sceneggiatura: Laura Bispuri, Francesca Manieri Fotografia: Vladan Radovic Montaggio: Carlotta Cristiani, Jacopo Quadri Musiche: Nando Di Cosimo Scenografia: Ilaria Sadun Costumi: Grazia colombini Suono: Marc von Stürler (Suono in presa diretta), Daniela Bassani (montaggio,) Denis Séchaud (mix)

Una Produzione: Vivo Film, Colorado Film con Rai Cinema Prodotto da: Marta Donzelli ,Gregorio Paonessa, Maurizio Totti, Alessandro Usai, Dan Wechsler,Michael Weber, Viola Fügen, Sabina Kodra, Robert Budina Produttrice delegata Serena Alfieri Produttori associati James Velaise, Alessio Lazzareschi, Jamal Zeinal Zade

Distribuzione: Cinecittà Luce

Intreccio e personaggi

Hana (Alba Rohrwacher) è una giovane ragazza albanese. E’ orfana e vive in casa di uno zio montanaro, con la moglie e una figlia di nome Lila (Flonja Kodheli), coetanea di Hana. Hana ama tutte le attività che nel villaggio sono riservate agli uomini: correre nei boschi, andare a cavallo, impugnare i fucili. Per sfuggire al destino di sottomissione riservato alle donne nel suo villaggio, Hana decide di appellarsi alle arcaiche regole del Kanun, il diritto civile parallelo attivo tra i montanari albanesi che in mancanza di figli maschi, permette a una donna di autoproclamarsi uomo. Hana giura verginità e “diventa” Mark, assume un nuovo aspetto fisico, rinunciando alla sua femminilità e sessualità. Anche sua cugina Lila si ribella alle regole patriarcali: rifiuta un matrimonio combinato ed emigra in una città del Nord Italia.
Nel tempo, tuttavia, la scelta di Hana/Mark si rivela una prigione, e molti anni dopo lascia la sua terra e intraprendere un viaggio. Mark arriva in Italia, dove rincotra Lila e trova un lavoro di sorvegliante in una piscina. Il contatto con una cultura diversa e in particolare il confronto con la giovane nipote Jonida che si dedica al nuoto sincronizzato, simbolo di quella femminilità che Hana non ha potuto concedersi. Recupera il rapporto con Lila che nella città è riuscita ad essere donna senza le limitazioni imposte nel suo paese. Le consentirà di ritrovare Hana ed essere se stessa, finalmente “libera di non essere per forza qualcosa”. Mark riscopre Hana e finalmente ricompone le due anime che da anni popolano il suo corpo. Rinasce al mondo come creatura nuova, libera e completa.

Temi

Il lungometraggio di esordio di Laura Bispuri, ispirato dall’omonimo romanzo della scrittrice albanese Elvira Dones (Feltrinelli, 2007), è un viaggio nella complessità dell’universo femminile ma non solo. Raccontando la storia di una donna che sacrifica la propria identità in nome della libertà, per poi scoprire di essere libera solo potendo essere se stessa, affronta il tema dell’identità personale e del corpo, del ruolo della donna nella società contemporanea, della lotta per l’affermazione e l’autodeterminazione. Il corpo nascosto e mutilato della protagonista è la sua identità incerta, negata, censurata. Hana/Mark incarna il percorso di liberazione, non solo femminile ma più in generale esistenziale, identitario. In una società che esprime il bisogno di una precisa distizione tra il maschile e il femminile per comprendere se stessa e le norme sociali, l’ambiguità di genere non può essere accolta. Il film mette in scena due tipi di ribellione: quello di Lila, sceglie la fuga, e quello di Hana, che sceglie di restare e di aderire alle regole della comunità. La terza figura femminile, la nipote Jonida, incarna il passaggio ideale dalla tradizione al rinnovamento: tipica adolescente occidentale, plasma il proprio corpo attraverso lo sport e rifiuta ostinatamente tutto ciò che la riporta alle proprie origini etniche.
Vergine giurata racconta alcuni aspetti del Kanun, l’antica legge delle montagne albanesi dove, ancora oggi, vige una cultura che non riconosce alle donne alcuna libertà; padri, fratelli e mariti hanno potere di vita e di morte su figlie, sorelle e mogli. Significativa la scena del funerale in cui solo agli uomini è concesso di esprimere il dolore, relegando le donne in secondo piano. La regista si addentra negli aspetti più arcaici, maschilisti, basati sull’onore, della cultura albanese riuscendo tuttavia a non giudicare né stigmatizzare quell mondo, ma al contrario da calarsi e comprenderne il dolore.

Linguaggio

Per narrare una vicenda così contraddittoria, dura e delicata, Laura Bispuri sceglie di adottare uno stile di regia misto.  Da una parte asciutto e realistico, tipico del cinema del reale: la camera a mano, molto vicina ai personaggi, la scelta di far parlare Mark in albanese, la scelta delle location, l’uso minimo di musica extradiegetica.  Dall’altra costruisce sequenze liriche, (come quelle acquatiche in piscina, quasi oniriche) i dialoghi ridotti ed essenziali, i lunghi silenzi lasciano lo spazio all’esplorazione e all’espressione delle pulsioni dei corpi. Alba Rohrwacher nel ruolo di protagonista è capace di calarsi nel ruolo e offre una recitazione intensa e rigorosa che riesce a esprimere le dolorose contraddizioni del personaggio di Hana/Mark. L’incedere della narrazione con ritmo lento accompagna e sostiene  la travagliata trasformazione di Hana in Mark.  La narrazione segue un doppio binario, alternando le vicende del passato in Albania con quelle del presente in Italia, che si ritrovano anche a livello visivo e stilistico: nelle scene in Albania prevalgono i verdi, i bianchi e gli azzurri, grandi spazi aperti e panoramiche maestose dei monti ricoperti di neve; in quelle ambientate in Italia l’azione si svolge per lo più in spazi chiusi e ben definiti, la casa, la piscina, il parcheggio sotterraneo, il bar.

Scheda didattica redatta da Flavia Montini

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