Un mondo a parte (2024)
Regia: Riccardo Milani
Titolo originale: nd
Nazionalità: Italia
Anno di uscita: 2024
Genere: commedia
Durata: 113’
Fasce età consigliate:
– 11-13
– 14-16
– 16+
Cast Artistico: Antonio Albanese; Virginia Raffaele; Corrado Oddi; Sergio Meogrossi
Sceneggiatura: Riccardo Milani, Michele Astori Cinematografia: Saverio Guarna Montaggio: Patrizia Ceresani, Francesco Renda Musiche: Piernicola Di Muro Produttore: Lorenzo Gangarossa, Mario Gianani, Roberto Leone
Produzione: Wildside
Distribuzione Italiana: Medusa Film
Data di uscita: 28 Marzo 2024 (cinema)
Sinossi
Michele (Antonio Albanese) è un maestro elementare. Dopo 40 anni di insegnamento nel caos della metropoli di Roma, ottiene di essere trasferito nel piccolo paese marsicano di Rupe, nel Parco Nazionale d’Abruzzo. Qui il maestro trova un’unica classe, con alunni dai 7 ai 10 anni. Per Michele inserirsi nella realtà locale non è facile: si trova ad affrontare una realtà completamente diversa da quella a cui era abituato e inizialmente si sente spaesato e inadeguato alla vita di montagna e al ritmo tranquillo del piccolo borgo. Grazie all’aiuto della vicepreside Agnese (Virginia Raffaele) e degli stessi bambini, supera l’iniziale inadeguatezza metropolitana e riesce a cogliere il trasferimento come opportunità per dare una svolta alla sua vita. Quando tutto sembra andare per il meglio però, arriva la notizia che la scuola, per mancanza di iscrizioni, a giugno chiuderà. Inizia così una corsa contro il tempo per evitarne la chiusura in qualsiasi modo.
Temi
Il film riflette sulle difficoltà quotidiane dei piccoli borghi alpini e appenninici, trattando temi spesso trascurati dalla cinematografia contemporanea. Un elemento centrale della narrazione è il ruolo fondamentale della scuola e degli insegnanti nelle piccole comunità. Milani, con uno stile delicato e profondo, mette in luce l’importanza della scuola non solo come spazio di apprendimento, ma come centro di crescita umana e sociale, luogo di aggregazione e solidarietà, essenziale per il futuro della società. Gli insegnanti emergono come figure cruciali, spesso costretti a superare difficoltà logistiche e ambientali, e la loro presenza diventa simbolo di speranza e resistenza, un “baluardo” nelle parole dello stesso regista. In questo contesto, la scuola rappresenta una resistenza contro il cambiamento e il passare del tempo.
Milani riesce a trasmettere un messaggio di speranza anche attraverso la comicità e l’ironia, invitando a riflettere su valori come solidarietà, amicizia e amore per la propria terra. Pur trattando temi complessi come lo spopolamento e l’impoverimento culturale, il film mantiene un tono leggero, celebrando la bellezza della semplicità e della vita quotidiana. La rappresentazione di luoghi come le montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo arricchisce la narrazione, sottolineando un senso di appartenenza e identità culturale che rischia di essere perduto nella modernità.
Grazie a personaggi ben delineati e situazioni ironiche, Milani evidenzia l’importanza della coesione sociale e dell’accettazione dell’altro per il benessere collettivo.
Linguaggio
Il film si distingue per l’uso sapiente di un linguaggio cinematografico che combina ironia ed emotività, leggerezza e profondità, seguendo il solco della commedia agrodolce all’italiana. Milani ha dedicato anni di riflessione ai problemi vissuti dai piccoli centri montani, un’esperienza che si riflette nella delicatezza con cui riesce a bilanciare la realtà e la parodia, la critica sociale e l’ironia. I temi sociali, del resto, sono sempre stati il cuore del cinema di Milani, che sa dosare con maestria il riso, affrontando però anche tematiche più complesse come solitudini, emarginazioni e disuguaglianze, riflettendo sulle contraddizioni del nostro presente.
Anche “Un mondo a parte”, scritto con Michele Astori, scivola su questa traiettoria, sostenuto da una sceneggiatura ben calibrata e da un cast affiatato.
Il cast, che include sia attori professionisti che abitanti locali non professionisti, risulta credibile e spontaneo. Milani sceglie infatti di affiancare ai protagonisti professionisti un cast di abitanti locali, selezionati tra gli effettivi residenti nei luoghi di girazione, come Gioia dei Marsi, Sperone, Pescasseroli e Opi. Questo approccio conferisce autenticità al film, in cui gli abruzzesi non professionisti interpretano i loro ruoli con grande naturalezza, quasi come se stessero recitando se stessi. L’immaginario paese di Rupe, che corrisponde alla realtà di Opi, viene così vivificato dalla presenza di queste persone che portano sullo schermo non solo le loro esperienze, ma anche una profonda connessione con il territorio. L’interazione tra i due mondi – quello degli attori esperti e quello degli abitanti del luogo – crea una giusta amalgama che rende autentico il ritratto di un’Italia che rischia di sparire.
La presenza nel film di “Agnese dolce Agnese” e “Taglia la testa del gallo”, due brani del cantautore abruzzese Ivan Graziani, aggiungono un tocco di profondità e nostalgia, omaggiando la ricca tradizione culturale dell’Abruzzo. Le note di Graziani ben si fondono infatti con il tema del film, che riflette sul cambiamento sociale e sulla resistenza delle comunità locali di fronte alla modernizzazione.
Scheda didattica redatta da FLAVIA MONTINI