Non essere cattivo (2015)
Regia: Claudio Caligari
Titolo originale: id.
Nazionalità: Italia
Anno di uscita: 2015
Genere: drammatico
Durata: 100′
Cast (attori principali): Luca Marinelli (Cesare), Alessandro Borghi (Vittorio), Silvia D’Amico (Viviana), Roberta Mattei (Linda), Valentino Campitelli (Grasso)
Cast tecnico:
Soggetto: Claudio Caligari; Sceneggiatura: Claudio Caligari, Francesca Serafini, Giordano Meacci; Fotografia: Maurizio Calvesi; Montaggio: Mauro Bonanni; Musica: Alessandro Sartini, Paolo Vivaldi; Scenografia: Giada Calabria; Costumi: Chiara Ferrantini; Suono: Angelo Bonanni (presa diretta); Effetti speciali: Fabio Galiano;
Produzione: Paolo Bogna, Simone Isola, Valerio Mastandrea, Simona Giacci, Ermanno Guida, Laura Tosti, Pietro Valsecchi per Kimerafilm, Rai Cinema, Taodue Film, Leone Film Group
Produzione esecutiva: Francesco Tatò
Distribuzione Italiana: Good Films
Data di uscita: 8 settembre 2015
Intreccio e personaggi
La vicenda si svolge a Ostia nel 1995. Ne sono protagonisti Vittorio e Cesare, entrambi ventenni, amici inseparabili fin da bambini. Insieme hanno fatto numerose esperienze, sperimentato droghe di ogni tipo e ora frequentano la stessa comitiva di amici che ogni giorno si ritrova presso un bar in prossimità del lungomare della cittadina. La loro è una giovinezza contraddistinta da attività illegali (come lo spaccio, i piccoli furti, le risse) e piena di eccessi.
Al di là della complicità con cui vivono ogni situazione però, i due hanno un’anima dissimile che inizia a manifestarsi quando Vittorio incontra Linda, una ragazza già madre e molto più matura delle sue coetanee. Inizia così a desiderare una vita differente e di conseguenza prende le distanze dall’amico fraterno, che invece non ha alcuna intenzione di trasformare la propria esistenza e intende continuare a vivere alla giornata. Per la prima volta insomma, tra i due si manifesta una diversità dell’agire, che li porta a prendere strade opposte e dunque a separarsi. Nonostante ciò Vittorio rimane molto legato a Cesare e, dopo qualche tempo, prova a ricomporre la frattura. Tenta di recuperare l’amico, di dargli una nuova possibilità provando a portarlo sul posto di lavoro e facendolo assumere sotto la sua responsabilità. Cesare inizialmente accetta, pensando che sia l’occasione giusta per ricominciare, costruendo anch’egli una famiglia insieme a Viviana, una ex di Vittorio che sta per renderlo padre, ma dopo poco tempo abbandona tutto per tornare alle vecchie abitudini.
Temi
Tre sono i temi che animano il film e che, in modo diverso, attraversano l’intera filmografia del regista – costituita da soli tre lungometraggi realizzati in oltre trent’anni di carriera. Il primo è quello dell’amicizia, qui declinata nella sua accezione più alta. Quella di Vittorio e Cesare non è un’amicizia come le altre, è una vera e propria amicizia fraterna, contraddistinta da un percorso comune sebbene destinato a dividersi a causa delle diverse scelte operate. Il secondo è il tema della devianza, che qui tocca il rapporto con l’uso e l’abuso delle sostanze stupefacenti e il loro inevitabile rapporto con le attività illegali e con i comportamenti fuori controllo. Argomento peraltro già toccato da Caligari nel suo sconvolgente film d’esordio (Amore tossico, 1983), del quale Non essere cattivo è molto più di un semplice riferimento (come mostra la sequenza d’apertura che ne è un’esplicita citazione). Il terzo è quello della condivisione delle esperienze e su come siano legate (e in parte determinate) dalle forme di aggregazione. Le azioni dei due protagonisti sono infatti sempre collegate tra loro, così come a quelle del gruppo di cui fanno parte.
Linguaggio
Oltre a evidenziare la sensibilità antropologica e l’attenzione sociologica del regista, l’ambientazione del film ha un valore espressivo. La scelta di ambientarlo interamente a Ostia a metà anni ’90 non intende solo rappresentare la periferia metropolitana prima della trasformazione multietnica cui è stata sottoposta successivamente, ma anche restituirne l’identità. Quella di un luogo confinato e coatto, uno spazio-ghetto da cui è quasi impossibile uscire. Non è un caso che i due protagonisti (così come i loro amici-compagni) non ne escano mai, ma si muovano e agiscano esclusivamente al suo interno. Tale scelta è collegata anche alla struttura drammaturgica, caratterizzata nella prima parte dal continuo ritorno nel luogo di ritrovo dei personaggi (il bar), che sembra essere molto più di un semplice omaggio ad Accattone (1961). Proprio come il film d’esordio di Pier Paolo Pasolini, il bar assolve alla medesima funzione del momento corale nella tragedia classica.
Lo stile del film è determinato dalla sintesi delle due “anime” di Caligari, da sempre attratto dal realismo (che permane ad esempio nell’attenzione verso i dialoghi e le forme linguistiche del dialetto), ma anche dall’aspetto visionario e “trasgressivo” delle immagini (che trova il suo apice nella sequenza delle allucinazioni di Vittorio).
Scheda didattica redatta da Francesco Crispino