Miele (2013)

Regia: Valeria Golino

Titolo originaleid
Nazionalità: Italia/Francia
Anno di uscita: 2013
Genere: drammatico
Durata: 96′

SCHEDA IMDB
TRAILER

Cast (Attori principali): Jasmine Trinca (Irene/Miele), Carlo Cecchi (Carlo Grimaldi), Libero De Rienzo (Rocco), Vinicio Marchioni (Stefano), Iaia Forte (Clelia), Roberto De Francesco (Filippo)

Cast Tecnico:
Regia: Valeria Golino, Soggetto e sceneggiatura: Valeria Golino, Francesca Marciao, Valia Santella (su ispirazione del romanzo Vi perdono di Angela Del Fabbro) Fotografia: Gergely Pohamok, Montaggio: Gigiò Franchini Scenografia: Paolo Bonfini Costumi: Maria Rita Barbera

Produzione: Buena Onda con Rai Cinema, Les Films des Tournelles, Cité Films

Distribuzione Italiana: BIM. 
Data di uscita: 1 maggio 2013 (cinema)

Intreccio e personaggi         

Irene (Jasmine Trinca, protagonista) è una trentenne schiva, riservata e dall’abbigliamento sobrio. Trascorre la sua quotidianità fra sport, rapporti sessuali “usa e getta” e un lavoro “particolare”: si reca infatti con regolarità in case private e, nel silenzio di un’atmosfera quasi fuori dal tempo, somministra ad alcuni malati terminali una dose massiccia di Lamputal, un veleno per animali. Lo scopo delle sue visite su richiesta è quello di procurare la “dolce morte”, in altri termini l’eutanasia, da cui il soprannome di Miele. La litania di questo “angelo della morte” procede indisturbata finché incontra l’ingegner Grimaldi (Carlo Cecchi, co-protagonista) che la ragazza pensa abbia necessità del medesimo trattamento: in realtà l’uomo è depresso e in disperata ricerca di una nuova vita. Tale incontro produce nell’esistenza di Irene nuovi interrogativi ai quali si associa la possibilità per sé di un futuro diverso.

Temi         

Dramma esistenziale situato nell’Italia contemporanea al racconto, il lungometraggio d’esordio di Valeria Golino si concentra sul punto di vista di una trentenne che conduce una vita a due ritmi distinti se non contrapposti. L’osservazione prolungata della quotidianità di Irene apre alla prima area tematica affrontata da Miele, ovvero la ricerca di identità all’interno di un complesso discorso sulla dicotomia essere/apparire. La giovane non è ciò che sembra, ma – a conti fatti – ella stessa non si conosce, non sa chi è, cosa va cercando, e soprattutto dove “va cercando cosa”. La sua inconsapevole ricerca si assesta sul secondo, e preponderante, luogo di riflessione rappresentato dal rapporto fra la vita e la morte. E’ all’interno di tale macro-argomento che si insinua una stratificazione di quesiti al termine dei quali il principale può essere il seguente: fino a che punto è lecito per l’essere umano deliberare sul destino di tale rapporto? Aprendosi dunque al fondativo argomento del libero arbitrio, Miele tenta di indagare il senso della vita stessa, nella sua ri-definizione a partire dalla sua “interruzione”. Osservato come opera di “denuncia politica”, il film assume un valore di grande rilevanza rispetto al contemporaneo dibattito sulla legittimità o meno dell’esercizio dell’eutanasia.

Linguaggio        

Dall’approccio maturo, sensibile e profondamente coerente al tema affrontato, Miele opta per una rappresentazione il più possibile “oggettiva” dell’universo raccontato nel tentativo di evitare ogni possibile giudizio – specie morale – su quanto mostrato. Per ottenere questo, Golino sceglie la via dello sguardo minimalista, silenzioso (la prima parte del film è pressoché senza dialoghi), con tagli di luce fortemente semantici su un cromatismo a dominanti fredde. E’ questa la “freddezza” necessaria ad Irene per compiere il proprio lavoro complesso e delicatissimo. Ma quanto più il film procede il proprio discorso, entrando nella psiche “impenetrabile” della ragazza, tanto più lo sguardo si ammorbidisce dall’iniziale rigidità: i colori si riscaldano, i movimenti di macchina si fluidificano, le espressioni dei volti si sciolgono. La posizione dell’autrice, che ha scelto di non partecipare al cast del proprio film da regista, suggerisce un approccio di grande partecipazione benché il suo distacco possa far sembrare il contrario: in realtà si tratta di rispetto verso il mondo raccontato, mai esibito, sempre sussurrato.

Scheda didattica redatta da Anna Maria Pasetti

Animated Social Media Icons by Acurax Responsive Web Designing Company
Visit Us On FacebookVisit Us On YoutubeVisit Us On Instagram