
L’uomo che non cambiò la storia (2016)
Regia: Enrico Caria
Titolo originale: id
Nazionalità: Italia
Anno di uscita: 2016
Genere: documentario storico
Durata: 76′
Regia: Enrico Caria
Cast Artistico: voce narrante: Stefano De Sando, voce di Ranuccio Bianchi Bandinelli: Claudio Bigagli
Cast Tecnico:
Regia, soggetto e sceneggiatura: Enrico Caria, liberamente tratto da Il viaggio del Führer in Italia di Ranuccio Bianchi Bandinelli (ed E/O) Fotografia: Giuseppe Schifani Montaggio: Fabrizio Campioni Musica: Pivio, Daniele Sepe, Stefania Graziani, Tony Carnevale, Pivio e Aldo De Scalzi Disegni: Spartaco Ripa Motion Design: Sergio Gazzo
Produzione: Istituto Luce Cinecittà Produzione esecutiva: Maura Cosenza
Distribuzione Italiana: Istituto Luce Cinecittà Data di uscita:
Intreccio e personaggi
Nell’agosto del 1938 Adolf Hitler fu in visita ufficiale in Italia per una settimana. Invitato da Mussolini per ovvie ragioni politico/strategiche, il Führer ne approfittò per visitare musei e siti archeologici da grande appassionato e – a quanto pare – esperto di arte che era. Per accompagnarlo facendogli da cicerone culturale, il Ministero fascista della cultura popolare reclutò il professore universitario Ranuccio Bianchi Bandinelli (voce narrante, protagonista), all’epoca massimo studioso italiano d’arte romana nonché rinnovatore degli studi di archeologia e di arte antica in Italia. Cogliendo l’occasione di avvicinare così liberamente i due dittatori, lo studioso – che era di vedute antifasciste – maturò un progetto di doppio omicidio, azione che avrebbe dato un corso decisamente diverso alla Storia mondiale. Questo naturalmente non accadde, ma Bandinelli si occupò di descrivere ciò che accadde (e non accadde) in quelle giornate in un taccuino divenuto poi un libro/diario. La sua vita continuò negli studi e nella militanza antifascista iscrivendosi al PCI dopo la Seconda Guerra Mondiale: il suo credo divenne coerente concretezza quando decise di cedere azioni dei suoi terreni ai mezzadri che per lui lavoravano, creando così una cooperativa agricola tuttora operativa.
Temi
La scelta di un diario composto su un evento storico tanto peculiare (la visita di Hilter in Italia) in un momento della Storia mondiale a dir poco drammatico (l’affermazione dell’asse nazi-fascista) assume di per sé un valore tematico. Il film di Enrico Caria, infatti, si pone nell’ambito delle opere documentaristiche di rivisitazione storica orientate alla conoscenza dei fatti – in questo caso aneddoti legati alla sopra citata visita – al fine della loro comprensione in un’ottica di condanna del nazi-fascismo e, in estensione, di ogni modello dittatoriale sovranista e assolutista. Al centro c’è una Scelta politica ma soprattutto etica ben precisa, quella del professor Bandinelli, di prendere le distanze dal connubio Hitler-Mussolini, ancorché obbligato a far loro da cicerone per ordine del Duce. Se la sua distanza inizialmente arriva addirittura a concepire un attentato – mai perpetrato – ai due tiranni, in seguito si manifesta in un diniego di prestare servizio fino a giungere alla lotta di chiara opposizione. Argomento “ultimo”, dunque, del film è l’adozione della coscienza nel senso più alto del termine quale criterio principale di scelte etiche, politiche e civili.
Linguaggio
Documentario volutamente sottoposto a una ibridazione di generi e di stili, L’uomo che non cambiò la storia tenta sostanzialmente la strada del docu-thriller orientato, come spiega lo stesso autore, al racconto di “come è andata” più del “come andrà a finito”, giacché la trama appartiene alla Storia e il finale è in essa indelebilmente inciso. Caria sceglie di utilizzare come base primaria della narrazione visiva il ricco materiale d’archivio dell’Istituto Luce, opportunamente montato ai fini del racconto diaristico di Bandinelli (narratore in prima persona / voice over presente in tutto il doc) di cui si vedono immagini sia fotografiche che dagli spezzoni dell’epoca: questa scelta si inserisce nella volontà di aderenza al realismo più profondo, anche data la natura dei contenuti. Laddove tuttavia non erano presenti in archivio sequenze coerenti al procedere del diario, il regista interviene con un “collante” costituito da materiale nuovo, realizzato in animazione, sì da modellare un racconto sul genere del graphic novel. Interessante è anche l’uso della colonna musicale, totalmente originale: anch’essa mescolata in generi musicali distinti e distanti fra loro, diventa contrappunto spesso distonico rispetto a quanto viene proposto visivamente.
Scheda didattica redatta da Anna Maria Pasetti