Lazzaro felice (2018)

Regia: Alice Rohrwacher

Titolo originaleid
Nazionalità: Italia/Svizzera/Francia/Germania
Anno di uscita: 2018
Genere: drammatico
Durata: 125′
Regia: Alice Rohrwacher

SCHEDA IMDB

Cast (Attori principali): Adriano Tardiolo (Lazzaro), Alba Rohrwacher (Antonia), Nicoletta Braschi (Marchesa Alfonsina de Luna), Tommaso Ragno (Tancredi), Sergi Lòpez (Ultimo), Natalino Balasso (Ultimo), Luca Chikovani (Tancredi ragazzo) Agnese Graziani (Antonia ragazza)

Cast TecnicoRegia, soggetto, sceneggiatura: Alice Rohrwacher, Fotografia: Hélène Louvart, Montaggio: Nelly Quettier, Musica: Piero Crucitti Scenografia: Emita Frigato Costumi: Loredana Buscemi, Suono: Christophe Giovannoni (presa diretta)

Produzione: Carlo Cresto-Dina per Tempesta, con Rai Cinema. In coproduzione con Amka Films Productions, Ad Vitam Production, Knm, Pola Pandora
Produttore esecutivo: Martin Scorsese

Distribuzione Italiana: 01 Distribution
Data di uscita: 31 maggio 2018 (cinema)

Trama, personaggi e interpreti

In una vallata della campagna toscana che sembra fuori dal tempo, alcune famiglie di contadini vivono nelle stanze della fattoria di una tenuta chiamata L’inviolata. Questa appartiene alla marchesina della Luna (Nicoletta Braschi, antagonista) che sfrutta i suoi inconsapevoli braccianti come schiavi in un sistema feudale di gestione del potere. Fra questi si evidenzia il quasi ventenne Lazzaro (Adriano Tardiolo, protagonista), un orfano imperturbabilmente buono, il “Candid” per eccellenza. Il suo sguardo puro non vede la malizia circostante, specie del coetaneo Tancredi (Luca Chikovani, aiutante) il capriccioso figlio della marchesina: questi lo fa suo complice mentre tenta di sottrarsi alla madre fingendosi rapito. Solo grazie all’arrivo dei carabinieri i contadini vengono informati che la mezzadria è abolita da anni. Con uno stacco di montaggio si compie un’ellissi temporale di diversi anni, ma Lazzaro, risvegliatosi da una caduta che normalmente l’avrebbe ucciso, appare immutato. La proprietà è deserta, i suo compagni scomparsi. Questi, infatti sono stati allontanati dall’Inviolata e hanno preso la volta della città. Qui vivono in condizioni di barboni ai margini della civiltà e così li ritrova Lazzaro che nel frattempo ha trovato un passaggio per raggiungerli. Egli viene accolto come un santo da Antonia (Alba Rohrwacher, protagonista), che lo conosce da sempre, dalle sue bimbe e da Ultimo (Sergi Lopez, aiutante). L’incontro casuale con Tancredi, ormai un uomo rovinato e indebitato (Tommaso Ragno, antagonista) crea la condizione per una reunion con gli ex mezzadri ma purtroppo questa non avverrà. Lazzaro, amareggiato, comprende che a danneggiare l’amico Tancredi è stata la banca ed è in banca che cercherà di “sistemare i conti”, a modo suo.

Analisi tematica

Fiaba socio-politica e romanzo d’amicizia, Lazzaro felice affronta il tema dell’innocenza e dell’essenzialità francescana come modi di stare, guardare e affrontare il mondo. Come nei precedenti lavori di finzione, il terzo film di Alice Rohrwacher accorpa creativamente diversi argomenti per raccontare, in sostanza, il medesimo macrotema rappresentato dal conflitto fra la Natura (nei suoi molteplici significati di ambiente fertile e vitale, stato di purezza/innocenza, condizione di religione “primordiale”) e un processo di “civilizzazione” sovrastrutturale che le è ostile e cerca incessantemente di soggiogarla. Lo sguardo del giovane Lazzaro, novello Candid o più cinematograficamente Forrest Gump, appartiene a una santità laica ed è costruito per creare/trovare il bene ovunque sia posato quale elemento di sovversione di un sistema politico di sopraffazione e schiavitù (la mezzadria abolita in Italia nel 1982 e qui illegalmente imposta dalla marchesina a carico degli inconsapevoli braccianti). Dal punto di vista tematico si riscontrano anche una riflessione sul sentimento dell’amicizia (fra Lazzaro e Tancredi) che supera le opposte appartenenze sociali e dunque sull’armonia all’interno della diversità. Non per ultimo vi è una dura critica politica contro lo sfruttamento campagna e del mondo agricolo.

Analisi linguistica

Film estremo, complesso, originalissimo ancorché dalla sceneggiatura dichiaratamente “bislacca” (appena abbozzata nei suoi snodi fondamentali) benché vincitrice a Cannes, nella sua libertà radicale  Lazzaro felice presenta un’abbondanza di idee linguistiche che confermano il talento di Alice Rohrwacher quale uno dei più vivaci, visionari e creativi del cinema italiano contemporaneo. Con la duplice lezione di sguardo assorbita da Ermanno Olmi (la natura e la campagna) e da Pier Paolo Pasolini (la periferia cittadina e i suoi volti), la cineasta lavora sugli spazi con profondità e disinvoltura (la sua macchina da presa è mobile ma sa contemplativa come i numerosi silenzi che accompagnano le scene) e sulla temporalità attraverso ardite ellissi (la cesura fra la prima parte e la seconda) che incoraggiano l’appartenenza del suo modo di raccontare al realismo magico (filone pittorico e letterario in cui elementi magici appaiono in contesti realistici). È questo infatti l’approccio narrativo che Rohrwacher adotta per sviluppare la sua fiaba “aperta”, multisensoriale (ad esempio, la musica che accompagna “fisicamente” Lazzaro in giro per la città) moderna e arcaica insieme, una vera dichiarazione d’amore alla purezza dell’animo umano, capace di fare miracoli, suo malgrado.

Scheda didattica redatta da Anna Maria Pasetti

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