La storia di Souleymane (2024)
Regia: Boris Lojkine
Titolo originale: L’Histoire de Souleymane
Nazionalità: Francia
Anno di uscita: 2024
Genere: Drammatico
Durata: 94’
Fasce età consigliate:
– 11- 13
– 14-16
– 16+
Cast Artistico: Abou Sangare, Alpha Oumar Sow, Nina Meurisse, Emmanuel Yovanie
Sceneggiatura: Boris Lojkine, Delphine Agut Cinematografia: Tristan Galand Montaggio: Xavier Sirven Produttore: Bruno Nahon
Produzione: Unité
Distribuzione Italiana: Academy Two
Data di uscita: 10 ottobre 2024 (cinema)
Sinossi
Souleymane (Abou Sangare) è un giovane migrante della Guinea che a Parigi sopravvive facendo il rider utilizzando il profilo di una app che un conoscente gli subaffitta. Dopo il lavoro deve presentarsi alla fermata dell’unica corsa di pullman che, la notte, lo porta nel posto letto provvisorio che ogni giorno deve prenotare per assicurarselo. Una vita sospesa e affollata di rischi e ostacoli umani e burocratici condotta nella spasmodica attesa del colloquio con l’ufficio immigrazione locale ove spera di ottenere asilo e di regolarizzare la propria presenza sul territorio francese.
Temi
Dramma militante sulla condizione spesso disumana e in costante rischio di sopravvivenza in cui versano le vite dei migranti arrivati in Europa, La storia di Souleymane racchiude tutte le tematiche afferenti a tale genere cinematografico a partire dalle ricorrenti ingiustizie di cui queste persone sono vittime. Certamente il film mette a nudo la xenofobia e il razzismo che sottendono i meccanismi di diseguaglianza e i maltrattamenti quotidiani dei migranti, ma non si limita a ciò. Il testo di Lojkine infatti, mette in scena anche i complessi iter burocratici cui devono sottoporsi al fine di regolarizzare il proprio soggiorno nel Paese ospitante, in questo caso la Francia. Proprio per superare i famigerati colloqui con l’ufficio immigrazione locale, giovani immigrati come Souleymane si trovano a pagare degli ex migranti che li istruiscono su storie inventate per facilitare l’ottenimento dell’asilo politico. In tal senso, il film affronta anche le tematiche dello sfruttamento tra poveri e delle difficili e spesso violente relazioni fra migranti stessi per quanto “inseriti” nelle medesime disagevoli condizioni socio-esistenziali.
Linguaggio
Con la macchina da presa che non perde mai di vista il protagonista Souleymane (interpretato dall’ottimo Abou Sangare, premiato a Cannes come miglior attore in “Un Certain Regard”), il regista Lojkine affida il proprio racconto ai codici del cosiddetto “neo- neorealismo” — così chiamato perché, pur non condividendo le condizioni storiche e culturali in cui si sviluppò il noto movimento cinematografico italiano, ne eredita il tentativo di oggettivizzare al massimo il realismo drammaturgico, narrativo ed estetico, oltre alla scelta di storie (spesso drammatiche) aderenti al vissuto verosimile dei personaggi/persone. Souleymane è dunque “pedinato” dallo sguardo dell’autore nella sua odissea urbana per le strade di Parigi dove cavalca la propria bicicletta (mezzo di trasporto di sostentamento e di facile furto che non a caso evoca il capolavoro neorealista di Vittorio De Sica, Ladri di biciclette), mentre lavora abusivamente come rider. Lo stile registico asciutto, rigoroso eppure epico nel suo concentrarsi sulle vicende di Souleymane, un registro stilistico oggi riconoscibile per accostamento a quello dei fratelli belgi Dardenne e dell’inglese Ken Loach, consente allo spettatore di identificarsi con lui, in un crescendo di vicissitudini sfortunate che portano all’apice del suo dramma, anzi, della sua “storia”, la cui dimensione lessicale si riempie qui di ambivalenza: essa infatti si riferisce sia a ciò che è messo in forma nell’enunciazione filmica, sia al racconto del proprio passato che Souleymane propone al colloquio con l’ufficio immigrazioni posto nella lunga e struggente scena finale. Tale dialogo, in particolare, è informato con profonda enfasi dalla macchina da presa, che rimane per quasi tutto il tempo del colloquio fissa su chi parla, con il protagonista ripreso esclusivamente in piani ravvicinati (primi e primissimi piani) per evidenziare le emozioni, in bilico fra il nascondimento e l’esplosione di un’amara verità.
Scheda didattica redatta da ANNA MARIA PASETTI