La sala professori (2023)

Regia: İlker Çatak

Titolo originale: Das Lehrerzimmer
Nazionalità: Germania
Anno di uscita: 2024
Genere: commedia
Durata: 98’ 

Fasce età consigliate:

– 14-16

– 16+

TRAILER

SCHEDA IMBD

Cast Artistico: Leonie Benesch, Michael Klammer, Rafael Stachowiak, Anne-Kathrin Gummich, Eva Löbau

Sceneggiatura: İlker Çatak, Johannes Duncker Cinematografia: Judith Kaufmann Montaggio: Gesa Jäger Musiche: Marvin Miller Produttore: Ingo Fliess

Produzione: if… Productions, Arte, Zweites Deutsches Fernsehen

Distribuzione Italiana: Lucky Red
Data di uscita: 29 febbraio 2024 (cinema)

Sinossi

Carla Nowak è una giovane e attenta insegnante di matematica al suo primo incarico in una seconda media di una scuola tedesca. Una serie di piccoli furti avvenuti all’interno dell’istituto mette in subbuglio il corpo docenti e crea un clima di tensione. Quando uno dei suoi studenti viene ingiustamente sospettato, Carla decide di mettersi a indagare personalmente, scatenando una serie inarrestabile di reazioni a catena.

Temi

Nel film si parla dello sfaccettato concetto di giustizia e dei modi che la pratica della giustizia può assumere materialmente, calata in un contesto sociale. Viene messo in discussione l’approccio della cosiddetta “tolleranza zero”, perché insensibile e umiliante, ma anche la tentazione dell’eroismo solitario, del farsi giustizia da soli, della necessità di individuare un capro espiatorio. La difficoltà di comunicazione tra le diverse anime della scuola (docenti, studenti, genitori) è un altro dei temi chiave, poiché queste anime tendono facilmente alla contrapposizione radicale, con gli esiti che ne conseguono. Nel film, in particolare, la scuola è descritta come una polveriera: come ci si muove si rischia di scoppiare quegli stessi pregiudizi e rancori, di matrice etnica, politica, generazionali, che sono presenti nella società più allargata. Anche la natura delle immagini è messa in discussione: quanto sono obiettive e quanto parziali?

Linguaggio

La protagonista del film è lei, la scuola, che spesso ci viene mostrata nei momenti in cui è deserta, in uno stato di quiete che però trasuda aspettative di tempesta. La scuola altro non è infatti, che un’immagine della società, un microcosmo-specchio, in cui la rigidità dei ruoli imposti può scatenare collisioni e far emergere i conflitti, i pregiudizi, le paure, i rancori che animano la società multietnica contemporanea. Ma la scuola è (o dovrebbe essere) anche un laboratorio di integrazione, uno spazio-tempo di crescita umana e relazionale. Gli autori del film, regista e sceneggiatore, sembrano volerci dire che questo laboratorio non funziona come dovrebbe, nonostante le migliori intenzioni (di alcuni) dei suoi agenti. Manca la giusta comunicazione tra le parti, che finiscono per arroccarsi sulle proprie posizioni, in guerra aperta le une con le altre. Studenti contro professori, professori contro genitori, e viceversa. Una guerra che logora tutti gli attori in campo. Per questo il film è costruito come un thriller psicologico, in cui le buone intenzioni della protagonista, malamente messe in opera, la gettano in una spirale di ansia, solitudine, dubbio e paranoia. Tutti fanno del loro meglio, ma tutti sbagliano, e nessuno è esente da contraddizioni: Carla condanna la politica invasiva della preside, che ha costretto i ragazzi a consegnare i portafogli per l’ispezione: è una violazione inaccettabile della privacy, per una come lei che non leggerebbe mai il diario di uno studente. Ma poi lei stessa si serve di una telecamera nascosta, facendo di peggio e azionando involontariamente l’escalation. E per cosa? L’immagine che riesce a “rubare” può essere considerata una “prova”, un’evidenza a tutti gli effetti, sufficiente per accusare una persona? Il finale del film sembra dirci che nessuno uscirà vincitore da questa guerra, nonostante quel che può apparire. L’unica salvezza è nell’empatia, nel trovare il modo di comunicare, di esserci per l’altro, di imparare qualcosa dall’altro.

Scheda didattica redatta da MARIANNA CAPPI

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