La fortuna di Nikuko (2022)

Regia: Ayumu Watanabe

Titolo originale: Gyokō no Nikuko-chan
Nazionalità: Giappone 
Anno di uscita: 2022
Genere: commedia, drammatico, animazione
Durata: 97’

Fasce età consigliate:
– 8-10
– 11-13 

TRAILER
SCHEDA IMDB

Cast Artistico: Shinobu Ōtake , Cocomi, Natsuki Hanae, Ikuji Nakamura, Izumi Ishii, Atsushi Yamanishi, Yūichi Yasoda, Hiro Shimono, Matsuko Deluxe, Riho Yoshioka, Karen Takizawa

Soggetto: Kanako Nishi  Sceneggiatura: Satomi Ohshima  Regia: Ayumu Watanabe Montaggio: Kiyoshi Hirose Musiche: Takatsugu Muramatsu

Produzione: Studio 4°C, Yoshimoto Kogyo Company

Distribuzione Italiana: Nexo Digital
Data di uscita: 16 maggio 2022 (cinema)

Intreccio e personaggi

L’undicenne Kikuko vive con la madre Nikuko, una trentottenne estremamente gioviale, generosa, forse fin troppo. Abbondante nelle forme, appassionata col cibo come in amore, ma cascando sempre nella relazione sbagliata, Nikuko mette spesso in imbarazzo la figlia, che sta vivendo una delicata fase di crescita, ancora in bilico tra infanzia e adolescenza. Innamorata del luogo in cui vive, così piccolo e rassicurante, ma anche proiettata verso il mondo esterno, Kikuko è attratta da un bizzarro ragazzino. Nel frattempo, un segreto di famiglia viene inaspettatamente a galla…

Temi

Tratto dal romanzo Gyokō no Nikuko-chan (letteralmente, “Nikuko del porto dei pescatori”) di Nishi Kanako, La fortuna di Nikuko di Ayumu Watanabe è un racconto di formazione piccolo piccolo, calibrato sull’età e sul microcosmo sentimentale della giovane protagonista, l’undicenne Kikuko. La Nikuko del titolo è invece la madre di Kikuko, così diversa dalla figlia, quasi una buffa versione umana del già pacioccoso Totoro de Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki – non a caso, nel film è platealmente omaggiata la celeberrima sequenza dell’incontro tra Mei e lo spirito dei boschi alla fermata dell’autobus. Nel film di Watanabe riecheggiano i colori, le atmosfere e la placida narrazione delle opere dello Studio Ghibli: il Giappone rurale, la natura accogliente, la vita tranquilla e comunitaria delle piccole cittadine, la gioventù spensierata, l’innocenza e la speranza nel futuro. Un minimalismo che non è però mai stucchevole, ma che è legato ai tipici sentimenti sussurrati di molto cinema nipponico, in primis quello dedicato all’infanzia e all’adolescenza. La fortuna di Nikuko guarda più alle emozioni, ai percettibili o impercettibili smottamenti dei rapporti umani, che agli snodi narrativi. In fin dei conti, la crescita è un po’ così, disordinata e inafferrabile. Allo stesso modo, parallelo alla crescita di Kikuko, muta il rapporto tra la madre e la figlia, alla luce di nuove consapevolezze.

Linguaggio

Regista dalla solida filmografia, già responsabile di varie serie televisive (in particolare Komi Can’t Communicate e Come dopo la pioggia) e di due film della quarantennale saga dedicata al gattone spaziale Doraemon, Ayumu Watanabe ha fatto il decisivo salto di qualità col lungometraggio I figli del mare (Kaijū no kodomo, 2019), avventura fantastica dalle evidenti ambizioni visive. Seppur in una dimensione ridotta, in linea con l’afflato minimalista, anche La fortuna di Nikuko può contare su una confezione molto interessante dal punto di vista grafico, fortunatamente alternativa e non allineata all’estetica dominante e appiattita di molte produzioni nipponiche mainstream contemporanee – in qesto senso, Watanabe può essere accostato al collega Sunao Katabuchi, che il pubblico italiano ha potuto conoscere grazie a In questo angolo di mondo (2016) e Mai Mai Miracle (2009). Funziona infatti il character design di Kenichi Konishi, artista che può vantare prestigiose collaborazioni con lo Studio Ghibli e il compianto Satoshi Kon, e funzionano anche le scelte cromatiche, il realismo non eccessivamente marcato dei dettagli, la ricca tavolozza che possiamo ammirare nei paesaggi ampi e solari. Gli occhi grandi di Kikuko e i colori pastello, come le altre scelte grafiche ed estetiche, rispondono all’esigenza di cogliere le sfumature emotive, gli stati d’animo dei personaggi, senza dover per forza ricorrere ai dialoghi o a inutili sottolineature. Un cinema di silenzi, non detti, attese e amabilissimo pudore narrativo e formale.

Scheda didattica redatta da ENRICO AZZANO

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