Illusioni perdute (2021)
Regia: Xavier Giannoli
Titolo originale: Illusion Perdues
Nazionalità: Francia
Anno di uscita: 2021
Genere: storico, drammatico, commedia
Durata: 144’
Fasce età consigliate:
– 16+
Cast Artistico: Benjamin Voisin, Cécile de France, Vincent Lacoste, Xavier Dolan, Salomé Dewaels, Jeanne Balibar, Gérard Depardieu, André Marcon, Louis-Do de Lencquesaing, Jean-François Stévenin, Marie Cornillon
Soggetto: dall’omonimo romanzo di Honoré de Balzac Sceneggiatura: Xavier Giannoli, Jacques Fieschi Regia: Xavier Giannoli Fotografia: Christophe Beaucarne Montaggio: Ciryl Nakache Scenografia: Riton Dupire-Clément Costumi: Pierre-Jean Larroque
Produzione: Curiosa Films, Gaumont, France 3 Cinéma, Pictanovo, Gabriel Inc., Umedia
Distribuzione Italiana: I Wonder Pictures
Data di uscita: 5 gennaio 2022 (cinema)
Intreccio e personaggi
Nella Francia della Restaurazione, all’inizio del XIX secolo, il giovane provinciale Lucien (Benjamin Voisin), tipografo che scrive poesie, protetto e amante della Baronessa de Bargeton, per evitare lo scandalo e seguire le sue ambizioni va a Parigi, dove grazie al giovane corsivista Étienne (Vincent Lacoste) che scrive per il giornale liberale “Le Corsaire” diventa uno spregiudicato, influente e corruttibile critico letterario. Dopo essersi vendicato della nobiltà che lo aveva respinto sbeffeggiandola sul giornale, e fidanzato con l’attrice Coralie (Salomé Dewaels), affascinato dalle promesse dei monarchici di poter ottenere il titolo nobiliare materno perduto, Lucien cade nella trappola della perfida Marchesa Despard (Jeanne Balibar), che distrugge la sua reputazione e lo costringe a tornare a mani vuote in campagna.
Temi
La strabiliante “modernità” della Francia del 1820, dove il successo artistico si compra a suon di recensioni sui giornali e di claque nei teatri, e dove i “gazzettieri” liberali fanno il buono e il cattivo tempo con il loro spirito antagonista e tagliente ridicolizzando gli avversari politici, è il terreno del riscatto sociale per il giovane protagonista, l’ambizioso poeta Lucien, a cui non basta la protezione della sua nobile amante nella provincia, ad Angoulême, ma neanche l’inatteso e improvviso successo come critico letterario e corsivista politico con cui ridicolizza chi un tempo lo umiliò, o l’amore sincero di un’artista “popolana” a Parigi. La spirale del successo come corruzione che inghiotte tutto fino a distruggere ogni residuo di purezza e di autenticità, tema costante della critica balzachiana alla “commedia umana”, viene riproposta con lo stesso sguardo caustico del romanziere dal regista Giannoli, come se la stampa dell’epoca in fondo non differisse troppo dagli attuali social media e dal loro immarcescibile sguardo dossieristico e forcaiolo. Come se a distanza di due secoli nulla fosse cambiato nella “legge del più forte”, nell’implacabile legge per cui il mercato e il merito sono due universi distanti anni luce, la “reputazione” non è che un investimento ben riuscito e l’onestà una pura consolazione dei perdenti, e dove Balzac è riuscito a cogliere una costellazione di idee ferocemente universale: il compromesso come condanna di tutti coloro che alimentano illusioni di grandezza.
Linguaggio
Affidato allo stratagemma letterario originario del romanzo, quello di una narrazione in terza persona che a tratti riaffiora nello sguardo di un osservatore spesso esterno ai fatti (il giovane scrittore monarchico Raoul Nathan, interpretato in modo eccellente dal regista e attore Xavier Dolan), il film, con dovizia di ricostruzioni d’epoca e personaggi scolpiti e proverbiali forniti dalla penna immortale di Balzac (tra cui quello dell’editore analfabeta Dauriat, interpretato da un grande Gerard Dépardieu), riesce a riflettere nella caratura patinata della fotografia, esaltata da scene e costumi di grande impatto, l’ossessivo culto dell’apparenza che è alla base del dramma di una società perbenista e modaiola che somiglia fin troppo a quella del mondo presente. Scandito con un ritmo che alterna la convulsione delle scene di strada e quelle dei “duelli” intellettuali e giornalistici da un lato, e dall’altro la rarefazione con cui è ritratto il “mondo fuori del mondo” della nobiltà risorta dopo la Rivoluzione, il film di Giannoli riesce nella difficile impresa di attualizzare il dramma storico restando fedele alla “pesantezza” dei suoi aspetti esteriori, dimostrando in questo modo che dallo sguardo sul passato possiamo capire meglio e più a fondo una contemporaneità che percepiamo come caotica e indecifrabile: ripercorrendo le radici universali dei comportamenti sociali, dei condizionamenti e dei giochi di potere che di fronte a ogni ambizione generazionale, spianano la crudele strada della disillusione.
Scheda didattica redatta da SERAFINO MURRI