Flee (2021)
Regia: Jonas Poher Rasmussen
Titolo originale: id
Nazionalità: Danimarca, Francia, Norvegia, Svezia
Anno di uscita: 2021
Genere: documentario, animazione, drammatico
Durata: 83’
Fasce età consigliate:
– 14-16
– 16+
Cast Artistico: Daniel Karimyar (voce), Fardin Mijdzadech (voce), Milad Eskandari (voce)
Sceneggiatura: Jonas Poher Rasmussen, Amin Nawabi Art Director: Jess Nicholls Direttore dell’animazione: Kenneth Ladekjær Studio di animazione: Vivement Lundi! Montaggio: Janus Billeskov Jansen Suono: Linus Andersson (mix) Musiche: Uno Helmersson Vfx: Theo Boubounelle
Produzione: Final Cut for Real, Sun Creature, Cinephil, Left Handed Films, RYOT Films, Vice Studios, Mostfilm, Mer Film
Distribuzione Italiana: I Wonder Pictures
Data di uscita: 10 marzo 2022 (cinema)
Intreccio e personaggi
Amin ha 36 anni, vive in Danimarca, è un docente universitario affermato, tormentato da un passato doloroso che tiene nascosto. Quando finalmente si rende conto di essere in ostaggio della sua storia, decide di affidarsi al suo migliore amico, il regista Jonas Poher Rasmussen, per raccontare finalmente per la prima volta la sua vera vita. Sdraiato, con gli occhi chiusi, come in una seduta di psicoanalisi, inizia a ripercorrere insieme all’amico la sua vita, dall’Afghanistan, dove è nato e da cui è stato costretto a fuggire insieme alla madre, al fratello e due sorelle poco prima della presa di potere dei talebani, arrivando in una Russia violenta e corrotto; i disperati tentativi di raggiungere l’Europa affidandosi ai trafficanti, e infine l’ultimo viaggio – da solo – fino in Danimarca. Entrato nella storia per aver ricevuto ricevuto 3 candidature agli Oscar come Miglior Film Internazionale, Miglior Film d’Animazione, Miglior Documentario, Flee mette in scena, con la tecnica del documentario d’animazione, un dialogo intenso e commovente sulla lotta per la libertà e la ricerca di se stessi.
Temi
Flee – che significa “fuggire” – è il racconto di una fuga dalla morte e dalla distruzione, verso la libertà. E’ un racconto di formazione di un ragazzo costretto a vivere traumi indicibili e affrontare atroci sofferenze, per poter sopravvivere e immaginare un futuro diverso. Per ottenere lo status di rifugiato, Amin ha dovuto celare la sua vera storia e identità, costretto a nascondere anche il fatto di avere una famiglia. Questa menzogna e la conseguente paura di essere scoperto ha influenzato e determinato tutto il resto della sua esistenza, impedendogli di vivere pienamente le relazioni con gli altri. Quando Amin decide di fidarsi dell’amico Jonas Poher Rasmussen e di raccontargli la sua storia, inizia per lui un vero e proprio percorso di autodeterminazione e di liberazione. Amin, infatti, riuscendo a costruire il proprio racconto, riesce quindi a non considerarsi per sempre solo una vittima. Il film pur narrando le specifiche vicende di Amin e della sua famiglia, è anche un racconto universale, prezioso per comprendere le ragioni e i vissuti delle persone che scappano da guerre e violenze, temi, purtroppo, sempre attuali.
Linguaggio
Flee è una commistione di tre generi cinematografici in una fusione coinvolgente ed molto emozionante: è un film di animazione, girato in forma di cartone 2D, sia a colori che in bianco e nero; un documentario, con frammenti immagini d’archivio, straordinari video in 8mm; una biografia. La scelta dell’animazione risponde, da una parte alla necessità di proteggere la vera identità del protagonista e della sua famiglia, dall’altra al bisogno di mostrare e dare forma a uno dei racconti più drammatici che un essere umano possa testimoniare. L’animazione è così utilizzata in due diversi stili: uno per rappresentare il livello reale dei fatti accaduti, e l’altro per il livello più intimo, quello dei pensieri e delle emozioni del protagonista, dei ricordi e degli episodi più traumatici. Le scene più crude e drammatiche, che sarebbe stato impossibile filmare e inaccettabile guardare, vengono rappresentate attraverso disegni in bianco e nero, appena abbozzati, con le sagome dei personaggi sempre più confusionarie. Il disegno animato realistico, riducendo l’opera all’essenzialità e lavorando per sottrazione, riesce così a esaltare le emozioni dell’animo del protagonista, senza scivolare in pietismi né portare via drammaticità delle situazioni raccontate. Le immagini d’archivio storico, scelte con estrema accuratezza, contribuiscono a rendere ancora più emozionante e dolorosa la storia, perché quella di Amin è una storia persona e intima, ma al tempo stesso è cronaca di un intero Paese. Il risultato è un film di una notevole potenza evocativa, pudica e mai ricattatoria, che permette allo spettatore di avvicinarsi a vicende apparentemente molto lontane.
Scheda didattica redatta da FLAVIA MONTINI