Familia (2024)
Regia: Francesco Costabile
Titolo originale: nd
Nazionalità: Italia
Anno di uscita: 2024
Genere: drammatico
Durata: 124’
Fasce età consigliate:
– 14-16
– 16+
Cast Artistico: Francesco Gheghi; Barbara Ronchi; Francesco Di Leva; Marco Cicalese; Francesco De Lucia
Sceneggiatura: Francesco Costabile, Adriano Chiarelli, Vittorio Moroni Cinematografia: Giuseppe Maio Montaggio: Cristiano Travaglioli Musiche: Valerio Vigliar Produttore: Leone Attilio De Razza, Nicola Giuliano, Nicola Picone, Pierpaolo Verga
Produzione: Tramp Limited
Distribuzione Italiana: Medusa Film
Data di uscita: 2 ottobre 2024 (cinema)
Sinossi
Luigi Celeste ha 20 anni e vive con la madre Licia e il fratello Alessandro. Da dieci anni nessuno di loro ha più visto Franco, il padre violento che aveva dominato la loro vita con abusi psicologici e fisici. Luigi, alla ricerca di un senso di appartenenza e identità, si unisce a un gruppo di estrema destra, dove spera di trovare una valvola di sfogo per la rabbia che ha accumulato nel corso degli anni.
Un giorno, però, Franco ritorna. Vuole riprendersi la sua famiglia e recuperare il rapporto con i figli, ma la sua presenza riporta in superficie le ferite mai guarite. Il ritorno di Franco non solo minaccia l’equilibrio della famiglia, ma costringe i membri a confrontarsi con il loro passato oscuro e con la violenza che li ha segnati. La lotta per liberarsi dalla sua ombra diventa così il cuore pulsante della narrazione, un drammatico percorso di riscatto e speranza, ma anche di sofferenza e sacrificio.
Temi
Il film è tratto dal libro Non sarà sempre così, l’autobiografia di Luigi Celeste, scritta mentre era in carcere per scontare una condanna a 9 anni, dopo aver ucciso suo padre nel 2008 per proteggere la madre da anni di abusi.
Il film porta dunque sul grande schermo una storia vera di violenza di genere, assumendo il punto di vista di chi è costretto ad assistervi. La violenza a cui Luigi ha assistito da bambino ha lasciato cicatrici emotive indelebili che determinano gran parte delle sue azioni da adulto. L’influenza del padre violento continua a condizionare la sua vita e quella della sua famiglia, nonostante il tentativo di allontanamento.
Nel suo percorso Luigi cerca di sfuggire dal passato ma finisce per replicare in parte le dinamiche violente che ha vissuto da bambino e la sua ricerca di identità e di un senso di appartenenza lo porta ad unirsi a un gruppo di estrema destra, trovando ancora una volta violenza e un modo di sfogare tutta la sua rabbia.
Familia è un’opera di denuncia sociale: il film non si limita a raccontare un episodio di cronaca, ma solleva interrogativi profondi sulle istituzioni e su come esse spesso falliscano nel proteggere le vittime di violenza, trasformando una vicenda familiare in un racconto universale e politico al tempo stesso. Il ritorno di Franco, infatti, evidenzia come le ferite psicologiche e fisiche non vengano mai davvero guarite senza il sostegno delle istituzioni, lasciando le vittime a lottare da sole.
Linguaggio
Definito dal regista come un “melodramma nero”, Familia mescola più generi cinematografici, tra cui il thriller psicologico, l’horror e il dramma sociale, per creare un racconto complesso ed emotivamente intenso, capace di coinvolgere lo spettatore in una forte esperienza visiva e sensoriale. Il cinema in Familia diventa uno strumento per esplorare le emozioni più intime e dolorose dei protagonisti, offrendo una riflessione sul trauma e sull’incapacità di elaborarlo. La vicenda della famiglia Celeste non è solo un fatto di cronaca, ma una testimonianza della paura costante che segna ogni loro passo, una tensione che il regista riesce a trasmettere efficacemente attraverso immagini potenti e suoni inquietanti, mantenendo alta la tensione per tutta la durata del film.
Sul piano visivo, Costabile utilizza lenti, diaframmi e sfocature per rappresentare il trauma che segna la vita del protagonista, Luigi. Il gioco delle inquadrature e l’uso di grandangoli distorcono la realtà e restituiscono la sensazione di smarrimento e confusione del protagonista, in particolare nelle sue memorie d’infanzia. Le immagini sfuocate e il contrasto tra luci e ombre evocano un incubo ad occhi aperti, dove il confine tra ricordo e realtà diventa indistinguibile.
Anche l’ecosistema sonoro contribuisce a costruire questa atmosfera di incertezza. Le musiche di Valerio Vigilar, sottili e invasive, creano un crescendo emotivo che amplifica la tensione del film, diventando un ulteriore strumento narrativo che evoca la paura e il disagio costanti della famiglia Celeste.
Il casting è un altro punto di forza del film. Francesco Gheghi (Luigi) offre una performance intensa, esprimendo la lotta interiore tra il desiderio di protezione e la rabbia repressa. Francesco Di Leva (Franco) trasmette il contrasto tra la dolcezza apparente e la violenza nascosta del padre, mentre Barbara Ronchi (Licia) interpreta una madre fragile e combattiva, segnata dalla solitudine. Marco Cicalese (Alessandro) rappresenta il figlio maggiore, che cerca di proteggere la sua famiglia con razionalità e silenziosa determinazione.
Scheda didattica redatta da FLAVIA MONTINI