Bentu (2022)
Regia: Salvatore Mereu
Titolo originale: Bentu
Nazionalità: Canada
Anno di uscita: 2022
Genere: drammatico
Durata: 70’
Fasce età consigliate:
– 14-16
– 16+
Cast Artistico: Peppeddu Cuccu, Giovanni Porcu
Soggetto: liberamente tratto dal racconto Il vento di Antonio Cossu Sceneggiatura: Salvatore Mereu Regia: Salvatore Mereu Fotografia: Francesco Piras Montaggio: Andrea Lotta, Salvatore Mereu con la collaborazione di Claudia Pitzalis
Produzione: Viacolvento in co-produzione con l’Istituto Superiore Regionale Etnografico (ISRE)
Distribuzione Italiana: Viacolvento, Arte Film
Data di uscita: 15 settembre 2022 (cinema)
Intreccio e personaggi
Raffaele ha appena raccolto il suo piccolo mucchio di grano che sarà la provvista di un anno intero. Per non farsi trovare impreparato, da giorni dorme in campagna, lontano da tutti, in attesa che il vento arrivi e lo aiuti a separare finalmente i chicchi dalla paglia. Ma il vento non ne vuole sapere di farsi vedere. Solo suo nipote Angelino viene a trovarlo ogni giorno per farlo sentire meno solo. Un giorno, forse, quando sarà grande, Raffaele potrà prestargli la sua indomita cavalla Tortorella e lui potrà finalmente cavalcarla. Ma Angelino non vuole aspettare.
Temi
Il film è liberamente ispirato all’omonimo racconto breve di Antonio Cossu (in Il vento e altri racconti), lo scrittore e poeta sardo che si è dedicato alla ricerca sulle culture locali, sulla poesia popolare, sulla lingua sarda e ai suoi rapporti con la lingua nazionale e con quelle di altre regioni europee. Il film ne mantiene sia l’ambientazione (gli anni ’50 nell’afosa campagna vicino a Oristano), sia la rigorosa ricerca della lingua e della sua espressività, distaccandosene però nel finale. Se dunque tutti i temi presenti nel racconto di Cossu ben s’innervano in quelli che informano il cinema di Salvatore Mereu — a cominciare dai conflitti Uomo-Natura e Tradizione-Modernità, e proseguendo con l’attenzione verso l’infanzia e l’adolescenza evidenziata dai suoi tanti protagonisti-ragazzi —, con la reinterpretazione del finale l’autore sardo aggiunge alla narrazione una meditazione in chiave esistenziale. Mettendo al centro il rapporto tra Maturità e Gioventù, ovvero tra gli intervalli dell’attesa che scandiscono la prima e quelli dell’impazienza che contraddistinguono la seconda, spinge infatti il film verso una riflessione sulle variabili interpretazioni che riguardano il Tempo.
Co-prodotto da Mereu con l’ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico), quello di Bentu è un cinema umanista dalla connotazione etnografica che guarda alla lezione di Vittorio De Seta, evocandola attraverso la presenza di Peppeddu Cuccu, il giovane protagonista di Banditi a Orgosolo (1961).
Linguaggio
Come sempre nel cinema dell’autore sardo l’ambientazione ha una grande rilevanza, ma forse mai come in questo caso assume una vera e propria centralità nell’organizzazione del discorso. Se infatti il racconto ruota intorno a due soli personaggi, tuttavia esso è incentrato sul rapporto tra l’anziano agricoltore Raffaele e l’ambiente circostante, che è da considerarsi come il reale protagonista della vicenda. Non è un caso che l’autore scelga di rappresentarlo affidandosi a un frequente utilizzo di campi lunghi e privilegiando Long Take (l’inquadratura di “lunga durata”) nei quali emblematicamente la linea d’orizzonte taglia a metà il quadro, dividendolo sul piano cromatico tra il giallo dei campi di grano e l’azzurro del cielo, per farlo abitare dai gesti ossessivi del vecchio contadino e restituirne in tal modo l’immanenza della sua quotidiana lotta, ma anche l’equilibrio che ne connota il rapporto con la Natura.
In questo testo fortemente connotato dalle polarizzazioni e dai conflitti che lo attraversano (Uomo/Natura, Tradizione/Modernità, Maturità/Gioventù) è particolarmente funzionale la scelta fotografica, che orienta il racconto in una chiave“atmosferica”, giocando sulla continua quanto violenta alternanza tra il Giorno e la Notte, tra la Luce abbacinante e la dimensione chiaroscurale del Buio.
A differenza della narrazione soggettiva e irregolare del suo precedente Assandira, qui Mereu utilizza una narrazione oggettiva e lineare, particolarmente funzionale alla drammaturgia del racconto.
Scheda didattica redatta da FRANCESCO CRISPINO