A Chiara (2021)
Regia: Jonas Carpignano
Titolo originale: id
Nazionalità: Italia
Anno di uscita: 2021
Genere: drammatico
Durata: 121’
Fasce età consigliate:
– 14-16
– 16+
Cast Artistico: Swamy Rotolo, Claudio Rotolo, Grecia Rotolo, Carmela Fumo, Giorgia Rotolo, Antonio Rotolo, Vincenzo Rotolo, Koudous Seihon, Pio Amato, Antonina Fumo, Giusi D’uscio, Patrizia Amato, Concetta Grillo
Soggetto: Jonas Carpignano Sceneggiatura: Jonas Carpignano Regia: Jonas Carpignano Fotografia: Tim Curtin Montaggio: Affonso Gonçalves Scenografia: Marco Ascanio Viarigi Costumi: Nicoletta Taranta Suono: Giuseppe Tripodi Musiche: Dan Romer, Benh Zeitlin
Produzione: Stayblack con Rai Cinema, Haut et Court, Arte France Cinéma e con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Eurimages, CNC
Distribuzione Italiana: Lucky Red
Data di uscita: 7 ottobre 2021 (cinema)
Intreccio e personaggi
Chiara ha 15 anni, vive in Calabria con la sua famiglia. Una sera il padre, a cui Chiara è legatissima, sfugge a un controllo di polizia e scompare nel nulla. Chiara inizia a fare domande, andando in conflitto con gli altri membri della famiglia. Quando scopre che il padre è un affiliato della ‘ndrangheta, il suo mondo va in pezzi. Chiara è chiamata a crescere in fretta.
Un intenso racconto di formazione di una ragazza che decide di ribellarsi a un destino apparentemente già scritto per scegliere per sé un futuro diverso.
Temi
Ultimo capitolo di una trilogia dedicata alla Calabria del regista Jonas Carpignano (classe 1984), dopo Mediterranea (2015) e A Ciambra (2017), il film è stato presentato al Festival di Cannes e in Italia ha ottenuto sei candidature ai David di Donatello, di cui uno assegnato a Swamy Rotolo come miglior attrice protagonista.
Il regista affronta il tema della criminalità organizzata, scegliendo un preciso punto di vista: quello di una figlia che non accetta di subire le scelte di un padre ‘ndranghetista. Quando Chiara scopre la verità su di lui, prova rabbia, chiede spiegazioni alla famiglia, vuole capire, non si capacita che il padre, tanto amato, sia un mafioso.
Il film indaga l’impatto che la criminalità organizzata ha sulla vita privata delle persone, riuscendo così ad evitare una narrazione stereotipata della mafia, e a domandarsi invece cosa davvero voglia dire essere mafiosi. Significativo il momento in cui il padre per spiegare alla figlia la sua situazione, afferma: “La chiamano mafia, per me è sopravvivenza”. Ma Chiara capirà invece che agire in modo diverso è possibile, che la strada scelta dalla sua famiglia non è l’unica possibile.
Il film racconta e testimonia la voglia di riscatto. La protagonista, fragile e impulsiva ma al tempo stesso determinata e ostinata, rifiuta un’identità a cui sembrerebbe destinata, pretende di incidere su una realtà di cui non sarebbe neanche autorizzata ad indagare.
A Chiara affronta inoltre il tema del confronto tra generazioni: Chiara è, in fondo, un’adolescente che si confronta con i genitori, a cui si stente profondamente legata ma da cui alla fine decide, dolorosamente, di distaccarsi. “Da adesso in poi quello che faccio lo decido io!”
Linguaggio
La storia è raccontata dal punto di vista della protagonista: lo spettatore scopre insieme a lei le varie tappe della vicenda, vive i suoi sentimenti. Per queste ragioni il regista ha scelto di usare la macchina da presa a mano, restando costantemente addosso al personaggio e amplificando cosi le percezioni della protagonista. Il risultato è un racconto immersivo, capace di valorizzare gli stati d’animo dei personaggi e di esaltarne per immagini i sentimenti.
Il film, nonostante lo stile realistico, contiene inoltre alcune sequenze oniriche: come quando Chiara, prima ancora di scoprire la verità sul padre, vede un buco nel pavimento del salotto di casa, presagio dei segreti abissi con cui si dovrà confrontare.
In alcune sequenze l’uso della musica contribuisce a rafforzare l’effetto di sospensione: le musiche extradiegetiche si pongono in antitesi con la narrazione, sovrapponendosi e sovrastando i rumori diegetici che vengono lasciati sfumare. Altre volte sono extradiegetici persino i rumori e le distorsioni sonore.
Dal punto di vista della struttura, è interessante notarne la circolarità, funzionale a marcare la portata dei cambiamenti accaduti, la distanza tra il passato e il presente della protagonista. Come le due feste di 18 con cui il film si apre e si chiude. Oppure quando all’inizio, la giovane protagonista fa sport in palestra, al chiuso, corre sul tapis-roulant e resta ferma sul posto. Nell’ultima scena, invece, Chiara si allena su una pista di atletica, all’aperto, e la vediamo allontanarsi verso un campo lungo.
Scheda didattica redatta da FLAVIA MONTINI