La zona d’interesse (2023)
Regia: Jonathan Glazer
Titolo originale: The Zone of Interest
Nazionalità: Stati Uniti, Regno Unito, Polonia
Anno di uscita: 2023
Genere: drammatico
Durata: 105’
Fasce età consigliate:
– 14 – 16
– 16+
Cast Artistico: Sandra Hüller, Christian Friedel; Medusa Knopf, Daniel Holzberg, Sascha Maaz:
Sceneggiatura: Jonathan Glazer Cinematografia: Łukasz Żal Musiche: Mica Levi Montaggio: Paul Watts Scenografia: Chris Oddy Produttore: James Wilson, Ewa Puszczyńska
Produzione: Extreme Emotions, Film4 Productions, House Productions
Distribuzione Italiana: I Wonder Pictures
Data di uscita: 22 febbraio 2024 (cinema)
Sinossi
Un uomo, sua moglie e i loro bambini vivono in un luogo apparentemente da sogno, una casa di campagna con giardino, in riva a un fiume. Solo che l’uomo in questione è Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, e la villa con giardino in cui abitano è situata proprio al di là del muro del campo di concentramento. Mentre Höss svolge il suo lavoro all’interno del campo, sua moglie Hedwig prende il tè con le amiche e i bambini giocano e vanno in bicicletta allegramente. In sottofondo si sentono i rumori sinistri di prigionieri che marciano legati e nell’aria si vedono alzarsi nuvole di cenere.
Temi
Insignito del “Gran Premio della giuria” a Cannes 2023 e da due oscar (miglior film internazionale; miglior sonoro), il ritorno al lungometraggio di Jonathan Glazer a distanza di dieci anni dal precedente si distingue non tanto per essere l’ennesimo titolo sulla Shoah pronto a incrementarne la già corposa filmografia, quanto per essere il titolo destinato a segnarne la rappresentazione. Sotto alla libera trasposizione dell’omonimo romanzo del connazionale Martin Amis, il regista londinese compone infatti un’opera astratta e concettuale che è una delle rappresentazioni più conformi alla banalità del male, ma al tempo stesso anche una profonda riflessione sullo sguardo, sulla sua forma, sul suo senso. Un’opera sconvolgente capace di essere contemporaneamente drammatica rappresentazione della Storia, agghiacciante istantanea dell’orrore cui può giungere l’uomo e meditazione sull’oggi, ovvero sull’incapacità dell’individuo contemporaneo di guardare oltre il proprio perimetro esistenziale.
Linguaggio
Già la vicenda narrata – nella quale è descritta l’esistenza apparentemente perfetta di Rudolf Höss, il gerarca nazista che vive insieme alla moglie e ai cinque figli nella linda ed elegante villetta adiacente al famigerato campo di sterminio di Auschwitz di cui è il comandante — testimonia il lavoro di trasformazione del testo originario, a cominciare dallo sfrondamento dei punti di vista (nel film sono elisi due dei tre attraverso i quali è invece articolato il romanzo) e della conseguente eliminazione di alcuni personaggi. Tuttavia la stratificazione di cui si compone il testo filmico emerge attraverso la forma che Glazer organizza grazie ai preziosi contributi artistici dei suoi collaboratori — tra i quali spiccano la perturbante fotografia di Łukasz Żal, l’algida scenografia di Chris Oddy e, soprattutto, la disturbante partitura musicale di Mica Levi. Una forma che, guardando alla lezione de Il figlio di Saul, e anzi estremizzandola, si declina e si definisce nella geometrica dicotomia cui sono sottoposti gli spazi. Laddove quello idillico della villetta, nel quale la famiglia Höss vive giornate spensierate, composte da gite in barca, riunioni con amici e scampagnate in bici, è contrapposto allo spazio oltre il muro di cinta che la delimita, del quale non ci sono immagini, ma solo riflessi e suoni che ne evocano la mostruosa attività. Una messinscena tesa ad assegnare al fuoricampo una rilevanza drammaturgica tale da produrre un continuo, insostenibile conflitto con ciò che invece il film sceglie di mostrare. Proprio tale dicotomia è ciò che permette al film di accedere a un ulteriore livello semantico, che riguarda il cinema stesso, poiché fa collidere le componenti stesse del linguaggio audiovisivo (l’immagine e il suono). Per farsi in tal modo meditazione sul senso stesso della rappresentazione e sui limiti dell’interpretazione.
Scheda didattica redatta da FRANCESCO CRISPINO